Storia della Luminoterapia
Siamo alla fine del 1800. Frederick Cook, medico ed avventuriero, si imbarcò per l’Antartide, una zona del mondo allora ancora inesplorata. La nave fu però costretta ad affrontare una terribile tempesta e a navigare tra le insidie degli iceberg. Superata la tempesta, la mattina la nave si ritrovò con lo scafo chiuso dalla banchisa. La squadra di Cook era bloccata e le provviste stavano terminando. Il sole scomparve a Maggio del 1898, per ripresentarsi dopo due mesi, ma incominciarono tempeste di neve con venti così sferzanti, violenti e continui da rendere impossibile trascorrere molte ore fuori dalla nave. Con il passar del tempo incominciarono a comparire malumore e apatia e anche le malattie. Il primo ad ammalarsi fu il tenente Danco a causa di un disturbo cardiaco preesistente. Qualche giorno dopo a morire fu il gatto della nave.
Una mattina il marinaio francese di nome Ernest Poulson salì sul ponte e in preda a un attacco di follia con un pugnale in mano riuscì a ferire diversi compagni. Scese dalla nave inseguito da Amundsen mentre Cook si prestava a medicare i feriti. Quando venne raggiunto dall’esploratore norvegese, Poulson era già morto in quanto cadendo si infilzò la lama del suo coltello nell’addome. Venne sepolto come il primo deceduto. Due settimane dopo, un altro marinaio salì sull’albero maestro urlando che vi era acqua libera davanti alla nave ma perse l’equilibrio e cadde sul ponte morendo sul colpo, Ciò che affermava di vedere non era altro che un’allucinazione. Fu l’ennesima sepoltura.
Oltre allo stress psicologico Cook constatò che l’equipaggio soffriva di gengive porose, occhi e caviglie gonfie, insonnia, allucinazioni, inappetenza, aritmie cardiache. Inoltre diagnosticò una forma di anemia che era assai diffusa nelle regioni polari. Frederick era convinto che ciò dipendesse dall’assenza dei raggi solari per cui obbligò gli uomini a restare fermi nudi davanti al fuoco acceso sulla banchisa per un’ora assorbendo in tal modo calore e luce. Inoltre consigliò una dieta a base di carne fresca.
Il primo a sottoporsi a tale cura fu il capitano Lecointe che era molto malato e debole. Dopo qualche settimana il capitano riuscì a ristabilirsi completamente. Essendo le scorte di carne esaurite, andarono a caccia di foche e pinguini usando bastoni e arpioni. Le condizioni di tutto l’equipaggio migliorò progressivamente e anche il morale; inoltre il 22 luglio 1898 il sole riapparve dopo settanta giorni di notte polare.
In memoria di Frederick Cook, medico ed esploratore
Da sempre la Luce occupa una posizione centrale e primaria nell’immaginario collettivo. Nella Bibbia Dio crea il mondo ‘accendendo’ la luce. Secondo la mistica orientale prima la luce, poi il suono organizzano il Cosmo. Un concetto simile lo si ritrova nel Vangelo di Giovanni dove ‘In principio era il Logos (Parola- Suono)’ e Cristo ‘la Luce del mondo’.
Attorno al sole, massimo rappresentante della Luce, prendevano vita religioni organizzate che facevano dell’astro un vero e proprio oggetto di culto, quando non addirittura un Dio.
Il passaggio nell’al di là è chiamato anche ‘passaggio luminoso’ per via delle luci che accompagnano l’anima nel viaggio dopo la vita. Alcune pratiche ascetiche utilizzano la luce solare come catalizzatore dell’illuminazione (per esempio il Sun Gazing) così come la medicina la utilizza per la guarigione.
La luminoterapia, infatti, impiega sorgenti luminose per la cura e la prevenzione dei disturbi affettivi stagionali o che si manifestano con depressione, mancanza di motivazione, alterazione del ciclo sonno veglia, disturbi alimentari.
Ho chiamato LUCE gli insegnamenti sulla luce che pratico.
LUCE perché si basa sulla fissazione di sorgenti luminose, ‘iniziatica’ perché non è una cura, ma un training specifico composto da:
- Visualizzazioni guidate
- Stretching dei meridiani
- Esercizi di respirazione per l’aumento di memoria, concentrazione, per favorire la meditazione, la consapevolezza del corpo energetico e lo stato di Presenza.
Iniziazione, infatti, significa conoscenza diretta e sperimentale della nostra natura sottile, che sarà poi quella che sopravvive dopo la morte. In questo senso, utilizzo la luce anche come ars moriendi. Secondo le tradizioni spirituali di tutti i tempi, e le testimonianze raccolte dalla scienza sulle esperienze di pre-morte, la luce della Coscienza ci guida nel passaggio del fine vita e nell’Oltre.
Quale migliore occasione per allenarla fin da subito per non dover sbagliare strada?